Sono un’antropologa. A Marzo ho tenuto un corso per parrucchieri su come utilizzare Instagram per promuovere un centro estetico. Ad Aprile ho insegnato formazione e valutazione del personale per un’azienda che si occupa di merchandising. A Maggio ho tenuto un corso di comunicazione e marketing per un gruppo di giovanissimi biologi. A Giugno ho insegnato time management Continua a leggere “Mi spezzo ma non m’impiego. Perchè la retorica de “il lavoro c’è siete voi gggiovani che non lo volete” è dannosa.”
Sono una ricercatrice precaria di 35 anni. In questa piccola frase, che ormai mi accompagna da alcuni mesi, si annidano un grappolo di ansie da manuale.
In quanto precaria della ricerca raccolgo da diversi anni gli sguardi compassionevoli di amici e parenti: ma come? ancora pensi a fare ricerca? ma perchè non provi a trovarti un lavoro normale? ma ce l’hai un piano B? poi a questo si aggiunge un evergreen, l’invincibile pregiudizio dell’imperativo biologico: e i figli?
Negli ultimi mesi ho
Continua a leggere “(Ri)produttori precari: deadline culturali, orologio (bio?)logico e ansie varie”
Scrittori e sceneggiatori di film e serie tv stanno facendo i conti con la contemporanea cultura dell’iper-trasparenza. Non più (o non solo) nei termini distopici di Brazil di Terry Gilliam o in quelli catastrofici di The Truman Show, ma in un linguaggio intessuto di normalità, una normalità pubblicata su Facebook, filtrata su Instagram e sospirante verso le icone del grande svelamento Continua a leggere “Purity di Franzen: pensieri sparsi sul romanzo nell’era del black mirror”
Ve lo ricordate quel videogioco che andava di moda agli inizi degli anni ’90 in cui bisognava allineare e incastrare i pezzi che cadevano dall’alto e questi (rispettosi) se ben allineati scomparivano? Ecco qualche giorno fa riflettevo su questa illusione tipica della vita da precario: che allineando gli impegni, incastrando le scadenze Continua a leggere “Incastri permettendo, ci sarò (sono precaria e la mia vita è un Tetris)”
Mi piacerebbe una volta andare a una mostra esplicitamente dedicata agli uomini e leggere una frase del tipo “la presenza di autori maschi in questo campo artistico è stata ampiamente sottovalutata e questa mostra vuole Continua a leggere “Di donne, di fotografia e di genere o del perché bisogna (ancora) difendere il talento femminile.”
Qualche mese fa è scaduto il mio contratto co.co.co (Collaborazione Coordinata Continuativa) per un progetto di ricerca di un centro studi con cui ho collaborato per poco più di un anno. Visto che non si trattava di un assegno di ricerca ma di un contratto su cui si paga anche il contributo INPS, Continua a leggere ““Se sul suo co.co.co invece che ricercatrice ci fosse stato scritto segretaria le avremmo potuto pagare la disoccupazione”, ovvero la mia ultima conversazione con l’INPS”
Qualche giorno fa parlavo con un amico della Marie Skłodowska-Curie fellowship (MSCA), un’ambita -a dir poco- borsa di studio della Commissione Europea. Entrambi siamo candidati Continua a leggere “Sogni e percentuali di ammortamento: pensieri al margine di un MSCA proposal”
Ha fatto (giustamente) scalpore la notizia di una laureanda in Antropologia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia che è stata condannata a due mesi di carcere (con la condizionale) perché la sua ricerca etnografica sui movimenti NO-TAV è stata giudicata “concorso morale” a una manifestazione del 2013. Continua a leggere “Se una tesi sul NO-TAV ti costa il carcere”
“Potresti provare a togliere il dottorato dal curriculum”, mi ha detto poco tempo fa una consulente del lavoro. Togliere? Ho risposto io incredula. Ma la consulente, che cercava veramente di fare il suo lavoro, non aveva tutti i torti. Fra un’application e l’altra infatti, Continua a leggere “Dottore di ricerca? No grazie. Perché il mondo del lavoro (italiano) non ci vuole”